lunedì 31 dicembre 2007

Il Giardino dei Tarocchi

Estratto dall'opera Il Giardino dei Tarocchi
di Luigi Agostini




I Tarocchi sono delle carte da gioco che hanno avuto il loro momento di maggior diffusione, in Europa, tra la fine del Medioevo e il Rinascimento, nelle corti signorili dell’Italia set-tentrionale.”
La luce al neon colorava la cucina con dei riflessi freddi, moderni che contrastavano con il suono antico delle sue parole. La sua voce era cambiata, sembrava giungere da lontano, carica di echi perduti nel tempo come naufraghi, che attraverso di lei, trovavano finalmente una via di fuga verso casa, verso il futuro. Mia madre sorrise beffarda.
“Tutti pensano di conoscere la loro origine soltanto perchè qualcuno, probabilmente a Milano, agl’inizi del Quattrocento, creò il primo mazzo di carte così come lo vedi e si preoccupò di rivendicarne la paternità, forse per cupidigia o per superbia. I primi mazzi di cui l’umanità ha notizie certe, e che sono so-pravvissuti fino ai nostri giorni in varie collezioni sparse per il mondo, sono i Mazzi Visconti-Sforza. I tre mazzi più famosi, dei quindici attualmente conosciuti, sono il Pierpont-Morgan Ber-gamo Visconti-Sforza, il mazzo Cary-Yale Visconti-Sforza ed il Brera-Brambilla Visconti-Sforza. I loro nomi derivano da quelli delle biblioteche, musei e collezioni private che hanno offerto loro riparo dalle vicissitudini del tempo che passa. Sono molto belli e preziosi, tutti i trionfi e le figure hanno uno sfondo in oro, mentre le carte non figurate hanno sfondo color crema od argento con un motivo floreale colorato. Il mazzo Cary-Yale Visconti-Sforza, che prende il nome dalla collezione di carte da gioco storiche della famiglia Cary, da molti studiosi è ritenuto il più antico dei mazzi,

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loro pensano che sia stato realizzato intorno al 1466.”
Con un gesto elegante della mano stese le carte formando un semicerchio. Una le cadde in terra; era la Torre. La raccolse con indifferenza e la rimise insieme alle altre.
“Al contrario, l’origine dei Tarocchi si perde nella notte dei tempi, come dicono gli umani. Sono state tentate più volte, nel corso dei secoli, numerose rappresentazioni grafiche, su tavolette di legno, papiri o tele, dall’Egitto dei Faraoni fino al Rinasci-mento. A volte sono riusciti ad ottenere delle interpretazioni molto somiglianti... specialmente gli etruschi. Altre volte hanno lavorato troppo di fantasia. Il mazzo di Tarocchi, di ogni tipo, si costituisce comunque di settantotto carte. Ventidue raffigurano i “Trionfi”, ribattezzati dagli esoteristi Arcani Maggiori, le restanti 56 figure, denominate impropriamente Arcani Minori, consistono nelle tradizionali carte da gioco a semi italiani, coppe, denari, bastoni e spade, e precedono di almeno quarant’anni le carte dei Trionfi, od Arcani, dell’Italia settenrionale. La differenza tra le due caste è stata interpretata dagli esoteristi in questo modo: gli Arcani Maggiori, sono simboli universali, riconducibili ad esperienze e stili di vita particolari, ruoli sociali, virtù e concetti filosofici e religiosi, mentre i Minori esprimono le manifestazioni, le concretizzazioni delle grandi energie che alimentano l’esisten-za, attraverso i paradigmi di situazioni più realistiche, quotidiane. In realtà gli studiosi hanno sempre e soltanto grattato la superficie, spesso per paura o convenienza. Altri, troppo zelanti e curiosi, sono stati messi a tacere, alcuni per sempre... per molti Arcani la verità e la conoscenza rappresentano una vera e propria minaccia per la loro... bè, chiamiamola vita, anche se non nell’accezione comune del termine.”
Mia madre era molto bella, allora come adesso, elegante nei modi anche se un pò austera. Due occhi di un celeste acqua sembravano naturalmente scavare nei recessi dell’anima di chi osava fissarli anche solo un momento. Il collo, lungo come nei migliori ritratti del Modigliani, ricordava un fiume impetuoso capace di trascinare lo sguardo di ogni uomo verso il suo seno rigoglioso. Forse il fatto che stava diventando progressivamente

sempre più miope accentuava la solennità dei suoi movimenti. Non avrei mai pensato che potesse manifestare segni di senilità così precocemente... eppure il suo discorso era apparentemente privo di senso. Lei si aggiustò gli occhiali, dalle lenti sempre più spesse, con un gesto a me familiare e proseguì.
“Le carte sono nate perchè gli umani hanno cercato di ren-dere accettabile, per le loro semplici menti, un segreto terribile; anticamente sussurrato dalle madri ai bambini che si avviavano sulla cattiva strada, abilmente demistificato dai religiosi di tutti i tempi, tramandato nei secoli come leggenda: gli Arcani Maggiori esistono da sempre, Asia.”
Fece una pausa, come per lasciarmi il tempo di metabo-lizzare l’affermazione.
“Vivono le loro inesplicabili esistenze tra le persone, ma sono allo stesso tempo la personificazione di concetti di portata universale e decidono le sorti del genere umano da sempre.”
I miei occhi incrociarono lo sguardo preoccupato di mia madre, che sembrava implorare la mia comprensione. Forse temeva che la considerassi pazza od esaltata. In realtà, anco-ra, non sapevo bene che pensare e stavo aspettando per vedere come andava a finire la faccenda. Avevo visto e vissuto troppi strani eventi durante gli undici anni della mia vita per stupirmi di qualcosa proprio adesso.
“Neanche gli Arcani stessi sanno bene chi e cosa sono. Di sicuro possono reincarnarsi ricordando tutti gli avvenimenti delle loro vite precedenti e sono dotati di particolari facoltà. Alcune veramente distruttive, altre semplicemente pericolose, come la possessione mentale di alcune tipologie di esseri umani. Alcu-ni Arcani sfruttano quest’abilità per organizzare le persone in qualcosa di simile ad una setta. Chiamale congregazioni, logge od associazioni, comunque sia in realtà sono coperture per quel-li che gli Arcani chiamano i Semi di Spade, Coppe, Denari e Bastoni.”
Quattro Semi, pensai. Quattro come i punti cardinali, le stagioni, i cavalieri dell’apocalisse, i bracci della Croce dei Templari, Aria, Fuoco, Terra, Acqua ed i Quattro Mori simbolo

della mia città. Ma perché pensai una cosa simile? Mia madre abbassò lo sguardo.
“Alcuni di loro sono molto religiosi, ed arrivano prima o poi a considerarsi come angeli di Dio, forse bestemmiando, non so... Il Signore per loro è il Mazziere del Grande Gioco, dispone le carte per i suoi scopi imperscrutabili, lo sai no? Le vie del Signore...”
Subito dopo ritrovò il sorriso.
“Ma probabilmente loro stessi hanno bisogno di una moti-vazione più o meno logica per giustificare l’esistenza del Grande Gioco. Per non impazzire come... come...”
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“Ti stavo aspettando, Tages...”
“Aveva una pagliuzza nell’occhio, ho letto male le stelle... il mio cavallo si è azzoppato?”
“Non cominciare come al solito...”
“Devi fare una cosa per me. Prendi questo libro e portalo alla Vestale dei Rasena a Populonia.”
“Nient’altro? Posso levarti i calzari e lavarti i piedi se vuoi... Ti lucido la fibula con la lingua?”
“Non ti distruggo perché mi fai sempre sorridere... ma non abusare della mia pazienza. Adesso vai...”
“Quando hai bisogno sai dove trovarmi Mazziere...”
Tages aprì il libro appena fuori dal Tempio del Mazziere, guardò una pagina a caso e vide il ritratto di un ragazzo che gli somigliava molto, sotto uno strano simbolo ovale, con un titolo in basso; Il Matto. Non gli piacque molto l’idea di mettere un offesa sotto il suo ritratto in un libro scritto in etrusco... Vide a lato della strada, in un campo, un contadino intento ad arare. Cambiò magicamente il suo aspetto in quello di uno spirito della terra, una specie di folletto con il capo piumato, e regalò il libro al contadino.

Si alzò, andò verso l’acquaio ed abbrancò un bicchiere dallo scolapiatti. Da una bottiglia aperta lì vicino si versò un gotto di Chianti, cosa strana per lei che era quasi astemia. Tornò a sedersi di fronte a me. Trangugiò il vino come una medicina, in un sol sorso.
“Ma sto divagando, scusa, voglio invece procedere con ordine. Devo passarti un gran numero d’informazioni perché tu possa compredere, bambina mia. Cominciamo con il Papa e la Papessa.”
Girò le prime due carte del mazzo disposto a semicerchio, apparentemente a caso, ed erano proprio quelle di cui parla-va.
“Il Papa nei tarocchi tiene tra le mani la triplice croce, la croce di Malta, la croce dei 3 mondi. Sta seduto tra i due pilastri della vita e della morte, come la Papessa. E’ il simbolo della fede religiosa e del potere religioso. Davanti a lui ha due discepoli, uno con lo sguardo chino ed uno che guarda il Papa stesso. Rap-presentano la fede che obbedisce e colui che vuol comprendere ed imparare. Spesso, in alcune delle sue incarnazioni, il Papa è riuscito a diventare veramente il Papa cristiano della sua epoca, con risultati devastanti. Crociate, guerre civili ed ingerenze nefaste nella politica italiana e non...”. Improvvisamente lo
sguardo di mia madre si fece dolce, quasi quello di una bambina affettuosa.
“La Papessa è tutta un’altra storia... La Papessa Giovanna è colei che sa, ma svela solo in parte il suo sapere. Nella carta siede su un trono tra due colonne, la vita e la morte, il bene e il male, identificate anche come le colonne Jakim e Boas del Tempio di Salomone. Tiene tra le mani una pergamena arrotolata, o un libro aperto, ma lei non legge, guarda dritto con sguardo fiero, non ha bisogno di leggere perché ha già la conoscenza, e questo le dà modo di tenere alta la testa, con lo sguardo fermo verso il futuro. La sua femminilità è prorompente, libera e nello stesso tempo schiava di se stessa e delle sue pulsioni.”
“Giusy... Giusy!”

Cominciai a scuoterla per un braccio, per farla riprendere, mentre parlava aveva cominciato a fissare un punto indefinito di fronte a sè, nel vuoto, come incantata, ma allo stesso tempo infervorata, dal significato delle sue stesse parole. Mia madre si chiamava Giusy. Per l’amor del Cielo, è viva e sta benissimo anche adesso, uso il passato perché oramai non riesco più a chiamarla con quel diminuitivo, capirete in seguito che ho i miei buoni motivi per farlo. Si riprese quasi subito, ed abbassò nuo-vamente lo sguardo quasi vergognandosi dell’accaduto. Con un gesto elegante della mano si tirò indietro i lunghi capelli biondi ed alzò il mento per darsi nuovamente un tono. Girò una terza carta. Era l’Innamorato.
“L’uomo innamorato è fermo ad un bivio, deve fare una scelta di carattere sentimentale, rappresenta l’incertezza. Il desi-derio d’amore. Ma, allo stesso tempo, nasconde dentro di sè un terribile potere, che lui stesso non riesce a controllare. Allora lo reprime, evitando spesso ogni contatto di tipo sentimentale con gli altri.”
Girò la quarta carta. Era la Morte. Istintivamente distolsi lo sguardo, ma mia madre mi sorrise comprensiva.
”L’Arcano senza nome, la personificazione della Morte, rappresenta un concetto al di là del bene e del male ed in origine coincideva con la personificazione della Vita. In fin dei conti una rinnovamento, è la cosa definisce l’altra. Porta sempre con sé il morte intesa come trasformazione, come momento necessario di cambiamento. Definisce il passato e guarda al futuro, alla vita, l’erba del prato nella carta, infatti, è normalmente rappresentata con un colore verde acceso per suggerire la vitalità insita in questo arcano incompreso. Devo raccontarti una storia terribile, Asia. Non posso farne a meno, non capiresti altrimenti. Ma pri-ma devo girare ancora una carta, e questa sì che ha una valenza negativa”.
Era il Diavolo, e lei lo sapeva prima di girarla.
“Gli esoteristi dicono che rappresenta la lussuria, la debolezza umana verso gli eccessi, la seduzione, gli istinti più selvaggi o semplicemente una grande carica erotica. In realtà è

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la personificazione del male assoluto, la negazione del ciclo vita-morte. Il nulla, l’oblio, il vuoto assoluto. Devi sempre ascoltare la tua anima, il tuo subconscio, e diffidare di tutto ciò che puoi ottenere senza sacrificio, lavoro o sofferenza, perchè proviene dai suoi inganni, dalla sua Grande Mistificazione. Le sue trame sono ambigue, stratificate, intersecate con le vie del Signore. Ogni scelta è un bivio, che può avvicinarti od allontanarti dal Diavolo. Se le mie parole ti suonano bigotte, noiose, per così dire ‘fuori moda’, è perché lui sa fare il suo lavoro meglio di qualunque altro Arcano.”
Fece una breve pausa, come per prendere fiato o coraggio, poi proseguì.
“Possiamo cominciare adesso. Tutto iniziò nel Pronto Soc-corso dell’Ospedale di Livorno. Era un pomeriggio come tanti nell’anno 2007, ed una donna era stata portata lì in ambulanza per la rottura delle acque. Un parto come tanti, in apparenza. In realtà l’ultima carta del Mazziere stava per essere deposta sul tavolo da gioco e niente sarebbe più stato come prima da quel momento in poi...”

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