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1. I motivi per cui sono necessari pochi grandi Stati democratici e federali.
Ci sono, a mio avviso, 3 ordini di motivi per cui sono preferibili solo pochi grandi Stati federali: filosofico-culturali, economici e, soprattutto, giuridico-politici.
Dal punto di vista filosofico-culturale, l’esistenza di una miriade di microculture, di cui i micro-Stati sono latori, in un contesto globalizzato, cioè di forte interconnessione a tutti i livelli e da tutti i punti vista, favorisce de facto l’affermarsi di un’unica macrocultura mondiale omologante in cui c’è poco spazio per le differenze. Insomma per salvaguardare tutte le differenze si finisce per non conservarne nessuna. Pochi grandi Stati federali e democratici, invece, da un lato salverebbero, per quanto possibile, le microculture al loro interno, rispettando le minoranze culturali, dall’altro apporterebbero al contesto mondiale le rispettive Weltanschauung, formate dagli elementi comuni caratterizzanti le varie microculture al loro interno. Quasi sempre, infatti, la vicinanza geografica degli Stati e dei popoli significa anche vicinanza culturale. Cioè popoli vicini geograficamente, al di là delle differenze, alcune delle quali anche irriducibili, costituiscono, nel loro complesso, culturalmente (oltre che geograficamente) un gruppo unico rispetto ad altri gruppi di Stati. Ciò avviene perché la vicinanza geografica ha favorito scambi commerciali e culturali che hanno prodotto un meticciamento delle culture di popoli vicini e una diminutio delle differenze filosofico-culturali fra di essi. Nei rari casi in cui ciò non è avvenuto nel passato si potrebbe realizzare nel percorso comune che gli Stati farebbero verso un più grande stato federale. Un discorso diverso vale per il connesso problema linguistico, ma di ciò mi occuperò nel 5° paragrafo, dopo aver delineato quali e quanti sarebbero i pochi grandi Stati e a quali Stati attuali succederebbero.
Sotto il profilo economico, pochi grandi attori globali disporrebbero di un vasto mercato interno, potrebbero sfruttare le sinergie di un unico apparato amministrativo e di un unico grande territorio, potrebbero meglio impostare uno sviluppo equilibrato e sostenibile ecologicamente e socialmente, avrebbero un ruolo effettivo nel commercio internazionale e nella sua governance globale. Insomma potrebbero regolare la globalizzazione economica riducendone sensibilmente gli effetti deleteri.
Ma è nell’ambito giuridico-politico che si avrebbero i risultati maggiori. Lo stato in cui versa l’O.N.U. è la più eloquente dimostrazione che dare la stessa importanza formale, in seno all’Assemblea Generale, a grandi Stati come la Russia, il Brasile, gli Stati Uniti, la Cina e a Stati piccolissimi come Monaco, Malta, Trinidad e Tobago indebolisce la credibilità e la capacità di governance dell’ONU. Si potrebbe replicare asserendo che la colpa delle condizioni pietose dell’O.N.U. e del diritto internazionale è esclusivamente dovuta al terrorismo internazionale di matrice islamica (con sbocchi locali anche di altre matrici, soprattutto nazionalistico-indipendentiste) e all’unilateralismo americano. Questa affermazione potrebbe essere neutralizzata notando come, al di là delle innegabili colpe di entrambi i contendenti, che hanno violato pesantemente il diritto internazionale, gli uni in assoluto e per principio (in quanto il terrorismo non può essere mai lecito, né giustificabile), gli altri relativamente al metodo (unilateralismo e menzogne mal si combinano con la democrazia e il diritto), l’O.N.U. è stato finora, salvo eccezioni, un organismo fragile, in balìa delle controversie internazionali, piuttosto che un’organizzazione all’interno della quale le stesse vengono risolte.
Pochi grandi Stati “quasi equiestesi1” avrebbero (in quanto pochi) poche controversie fra di loro, dato il loro basso numero si accorderebbero più facilmente e risolverebbero con più rapidità i problemi, combatterebbero meglio nemici comuni come il terrorismo internazionale o la malavita organizzata; inoltre il terrorismo indipendentistico troverebbe le armi argomentative spuntate dal fatto che si è deciso con un accordo globale di formare solo pochi grandi Stati federali e tutti hanno compiuto un piccolo sacrificio in termini di indipendenza; la libertà e la diversità pur con un temperamento che fra poco esplicherò meglio, sarà garantita dal 2° livello politico-amministrativo, quello degli Stati federati o Catepi2.
1 L’aggettivo “equiesteso” è un termine del linguaggio matematico specialistico e significa “che ha la stessa estensione” (com’è facilmente intuibile, tra l’altro). Discorso analogo vale per il correlato nome astratto “equiestensione”, usato altrove.
1 commento:
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