martedì 24 luglio 2007

" Propensione per le tempeste " di Riccardo Gavioso


Lo so, avete senz'altro ragione: le prefazioni sono già
abbastanza fastidiose quando precedono un romanzo,
figuriamoci quando si antepongono a un racconto... Ma,
poiché ho bisogno del vostro aiuto, l'unica cosa sensata da
fare mi pare quella d'invocarlo
Ebbene, è successo: mi sono convertito allo
sperimentalismo. Ero rimasto uno dei pochi a ritenere che se
qualcuno aveva inventato la punteggiatura, tanto valeva
usarla e possibilmente al posto giusto - sempre ammesso che
esista. Ero anche disposto a promuovere una grande
sottoscrizione popolare con cui finanziare una disperata
operazione a cuore aperto per allungare la vita al congiuntivo
e, in pericolosi slanci di passatismo letterario, preferire l'uso
di un trattino o di un paio di virgolette per il discorso diretto.
E invece mi sono convertito. Quello che segue è un
racconto sperimentale. Un racconto interattivo.
A questo punto vi aspetterete di trovare nelle pagine
che seguono pulsanti in rilievo con cui saltare dove vi
aggrada e spezzare la linearità della narrazione,
estemporanee finestre aperte su supporti figurativi e
musicali, o almeno la possibilità di scegliere - secondo gusti,
inclinazioni e umore del momento - tra una terna di finali
diversi...
Nulla di tutto ciò.
Continuate pure a dedicarvi al vostro ormai desueto
mestiere di lettore, si tratterà semplicemente di far lavorare
l'immaginazione come al solito... forse un po' più del solito.
Spiego: il racconto che sottopongo al vostro giudizio,
pur scritto e pensato in modo del tutto tradizionale, è stato
volutamente privato di qualsiasi riferimento temporale e
spaziale che vi obblighi a preferire un'ambientazione
piuttosto che un'altra.
Perché mai, mi chiederete? ... ma perché narra la
storia di un uomo perseguitato dal potere. La storia di un
uomo che si macchia dell'imperdonabile peccato di credere
che il proprio paese possa vivere una stagione migliore di
quella che vive e delle tante che l'hanno preceduta; di un
uomo che dalla base punta un dito accusatore verso il vertice,
certo che nessun vertice possa sostenersi senza il supporto
della base.
Converrete che le possibilità di scelta sono
geograficamente sconfinate e cronologicamente illimitate.
Dai giorni nostri, al secolo scorso (più indietro non vi
consiglio d'andare perché il lavoro di vaglio, per quanto
accurato, non è stato in grado di eliminare alcuni particolari
che potrebbero stridere con un'ambientazione in epoche
troppo remote) dal nostro paese alle più desolate lande
boreali o australi, dai totalitarismi imposti nell'interesse delle
classi più abbienti, a quelli sarcasticamente esercitati in
nome di quelle meno abbienti. Da regimi morti e dimenticati,
a quelli morti e che purtroppo sarà difficile dimenticare, a
quelli che godono - ancora e a maggior ragione " purtroppo "
- di ottima salute. E cerchiamo di non farci irretire da quelli
che celano le loro rozze fattezze dietro le sfavillanti
maschere della democrazia.
Io vi lascio a questa scelta e al racconto, con la
speranza che un giorno a chi leggerà questa premessa non
resti altra possibilità che quella di risalire ad anni lontani,
come a noi sembrano oggi lontani quelli in cui questo potrà
avvenire.


Il professore era invecchiato lentamente, come i pochi
che accettano d'invecchiare, e lentamente aveva imboccato il
portone di casa, curvo sotto il peso di una sporta che,
nonostante la giornata festiva, il negoziante di fronte gli
aveva messo tra le mani al termine della sua breve
passeggiata.
Rabbrividì nell'ombra dell'andito, bruscamente
privato di quell'inatteso sole primaverile, così carico
d'aspettative perfino per chi come lui, aveva imparato a
vivere con lo stretto indispensabile anche da un punto di
vista poetico. La tendina della portineria era tirata, e non
avrebbe avuto senso indugiare: la piccola donna doveva
essere in giro a sbrigare qualche commissione o a cercare in
quale bettola fosse finita la madre.
Amava quella ragazzina maturata dall'alcolismo dei
genitori, che accudiva al caseggiato con la spensieratezza di
una quindicenne e la solerzia di una donna matura. Amava la
sua giovinezza così bistrattata e si divertiva a immaginare
che qualche bioccolo di questa rimanesse attaccato alle
scabre pareti grigie su cui talvolta rimbalzavano attutite le
sue risa.
Salì le scale e, entrato in casa, uscì subito sul balcone.
La signora gli parve ancor più attraente del solito:
eterea negli svolazzi floreali di un vestitino primaverile,
appariva e spariva nelle grandi porte-finestre del palazzo di
fronte, pungolando con garbo la donna che l'aiutava nelle
pulizie.
Un sorriso gli affiorò sulle labbra, e annaspò qualche
secondo prima d'accorgersi che l'umore della donna non era
quello abituale. Che rabbia, proprio quella mattina che
avrebbe avuto così bisogno di confidarsi con lei... proprio
quella mattina che solo un suo consiglio...
Poteva aver fatto qualcosa che l'aveva irritata? ...
non ricordava. O forse lei già sapeva, e la sua espressione
doveva essere letta come segno di biasimo? ... difficile, ma
non impossibile.
Si allontanò dal balcone: con le donne era questione
di trovare il momento buono, e quello non lo era di certo. E
poi con tutto quel che aveva da fare...
Si avvicinò al tavolo della cucina e vi posò con
delicatezza la spesa. Indugiò quindi un attimo, considerando
se fosse il caso di cambiarsi d'abito, ma si accontentò di
sistemare la giacca sulla spalliera di una sedia e di arrotolare
le maniche della camicia.
Aperto uno stipo, recuperò un canovaccio e lo distese
con cura sul tavolo. Estrasse poi da un involto di carta
marrone quattro anguille di medie dimensioni e le allineò
sulla tela grezza. La luce accendeva sulla loro pelle riflessi
iridescenti, e ci volle qualche secondo prima che si decidesse
a pescare in un sacchetto tre cipolle, un sedano, una bella
carota, prezzemolo e limone.
Erano anguille mezzane, abbondanti per quattro
porzioni... sorrise per l'ennesima volta di quella debolezza
che andava avanti da anni: aveva appreso i segreti dell'arte
culinaria quando i suoi sforzi erano premiati dall'appetito di
tre persone e, in seguito, si era convinto che adattare le
quantità degli ingredienti a quello di una sola avrebbe
comportato difficoltà che andavano al di là di una semplice
operazione matematica e avrebbero compromesso la riuscita
dei suoi piatti.
O certo, era una balorda fissazione frutto del vivere
appartato e degli anni. Una tra le tante cui si era affezionato
per la capacità di ricreare intorno a lui una parvenza
d'ambiente famigliare... Da qualche anno era solo: i figli si
erano lasciati attrarre dalle lusinghe di altri paesi, e questo,
vista la situazione del suo, non gli era dispiaciuto; la moglie
da quelle di un altro uomo, e questo non poteva non
dispiacergli ancora almeno un poco.
E poi quell'innocente tributo alla memoria di
complicità lontane era limitato al pranzo domenicale, e mai
si sarebbe spinto verso l'alienante confine di una tavola
apparecchiata per quattro. Ne era certo, ma, mentre stava
appoggiando sul fuoco una pentola piena d'acqua, non riuscì
a trattenere un altro sorriso: l'unica consolazione che ci può
venire dall'isolamento è quella di non essere costretti a
giustificare i propri comportamenti, a patto di non offrire
ricetto a un'identità speculare che, pedante e importuna, sia
sempre pronta a rinfacciarci le nostre debolezze.
Tornò al tavolo, munito di coltello e, sbucciato il
limone, con dita agili si mise a trinciare le verdure. Aveva
quasi ultimato l'operazione, quando la similitudine gli si
presentò con la nettezza dei tagli che avevano sminuzzato
una grossa carota, e riportò il suo sguardo verso l'angolo
dell'incerata dove aveva posato i pesci.
Propensione per le tempeste.
Dal giorno precedente quelle parole si prestavano a
definire il suo comportamento; da millenni quello delle
anguille che, nel periodo della riproduzione, preferiscono per
la discesa dai fiumi al mare - calata, la chiamano i pescatori -
le notti oscure e burrascose dei primi mesi invernali. Anche
il professore si era sgravato, pur sapendo che, una volta
schiuse le sue uova, la tempesta si sarebbe scatenata
fulminea e impietosa...
Mise a bollire le verdure con sale e pepe e, mentre
tagliava le anguille a rocchi lasciandoli uniti da un lembo di
carne, si chiese che cosa l'avesse spinto a farlo... La stupidità
che arriva con gli anni? La saggezza che matura con gli anni?
Forse, e più semplicemente, una distrazione; un brutto tiro di
quella sua testa balzana che gli sarebbe costato molto caro...
Prese una pentola e vi depositò uno strato di anguilla,
cui sovrappose le verdure cotte col limone, poi un secondo
strato di anguilla e altre verdure.
L'articolo era uscito il giorno precedente: l'unico
modo di far sentire la propria voce da quando l'avevano
privato della cattedra. A onor del vero, non era stato
giubilato, ma esautorato in modo subdolo, come un dirigente
cui vengano lentamente sottratti compiti finché, schiacciato
dal peso dell'inutilità, finisca per dare le dimissioni...
Versò nella pentola l'acqua di cottura delle verdure, la
coprì, e la mise a bollire adagio.
Certo l'articolo era stato il più duro di quelli scritti da
quando aveva preso a collaborare saltuariamente con giornali
che, di anno in anno, si erano fatti sempre meno numerosi e
più o meno clandestini: assottigliati dalla diminuzione dei
lettori, chiusi per insormontabili difficoltà economiche o
comprati da qualche lacchè del padrone. Ma la sola forza
delle parole non sarebbe stata sufficiente a cacciarlo in un
simile guaio: per rendere accettabile il rischio di beatificare
un altro martire, il famoso fiuto politico di quel dio che il
paese si era accaparrato in chissà quale svendita della
mitologia, doveva essere fuorviato dalla stizza, sopraffatto da
un umanissimo rancore personale.
E il tutto non gli era costato nemmeno troppa fatica:
di lì a poco la sua vita sarebbe cambiata - e certo non in
meglio - per colpa di un piccolo corsivo... Scosse la pentola,
la girò con tocco esperto, ma si guardò dal frugarla col
mestolo sapendo che avrebbe finito per spappolare ogni cosa.
Anche quel corsivo avrebbe disfatto ogni cosa,
eppure si era raccomandato più volte, per evitare che un
banale errore del compositore lo uniformasse al resto dei
caratteri: " ...ci dovrà rispondere della sorte - e solo il nostro
affetto per le famiglie non ci fa propendere per un termine
più triste - dei nostri amici. Ci dovrà rispondere della follia
di aver trascinato il paese sul baratro della guerra civile. Ci
dovrà rispondere delle atrocità cui, da una parte e dall'altra, si
sono lasciati andare individui ubriacati dalle vertigini che
salivano da quel baratro. E, tanto per cominciare, ci deve
spiegare cosa mai se ne farà di una donna così giovane. "
Attacco " ad personam ".
Evidente allusione sessuale.
Sarcasmo.
Oh come se l'era gustato quel bel corsivo in corpo
dodici: ambrosia per il suo palato raffinato...
Alzò il coperchio della pentola, assaggiò il brodo, lo
corresse di sale e di pepe, sorrise soddisfatto di quel sapore
destinato ai mortali e, notando che i rocchi non si erano
ancora separati, decise di prolungare la cottura di qualche
minuto.
Non aveva alcuna giustificazione: al tiranno forse
puoi dire che uccidere la democrazia è il peggiore dei
crimini, perché significa privare della propria vita la totalità
dei propri simili; un crimine più efferato dell'omicidio, che
colpisce una persona, o dell'olocausto, che annienta una
categoria di persone. Questo forse si può dire, e l'accusato
può accontentarsi di foraggiare qualche penna e farti
rispondere che non si è impossessato della vita di nessuno,
ma che ha migliorato quella di tutti. Ma provati a
evidenziarne un difetto fisico, o nel portamento, o nel gusto,
o addirittura spingerti a adombrarne la virilità...
Mise un piatto a scaldare vicino al fuoco, tagliò il
pane in grosse fette e le avvicinò alla pentola per asciugarle
senza arrostirle.
Aveva paura? Difficile dirlo: gli era rimasto così
poco. che non aveva molto da perdere. Ma se, una volta
defalcato dalla contabilità della sua vita, quel poco avesse
finito per sembrargli il tutto...
Ritornò sul balcone. Attraverso le finestre ora
scorgeva solo l'affaccendarsi della donna rallentato
dall'assenza della padrona. Fu tentato di scendere ignorando
la pentola che reclamava le sue cure ma, se anche avesse
avuto fortuna, sarebbe certamente andata come la volta che
incontratala dal pizzicagnolo all'angolo e richiesto di un
parere su quale formaggio gli sembrasse più appetibile, vinto
dal fascino di piccoli difetti che la distanza gli aveva sempre
precluso, aveva finito per assistere impotente all'incespicare
delle proprie parole e all'intromissione di una signora grassa
e petulante.
Che sentimento il suo: la più frugale delle
infatuazioni, neanche un dialogo a creare sottintesi o
malintesi, forse l'unico vero amore...
Si affrettò verso i fornelli per aggiungere aceto forte e
qualche cucchiaio di conserva di pomodoro. I rocchi si erano
separati, ancora pochi bollori e la cottura sarebbe stata
ultimata.
Fu in quel momento che udì bussare alla porta.
Nella desolazione della sua vita sociale quel rumore
suonò come nome e cognome, sempre ammesso che la
repressione possa averli.
Solo tre persone, notò inizialmente deluso. Poi si
convinse che, tenuto conto della sua età e della sua indole
notoriamente pacifica, era un numero che poteva soddisfare
le sue velleità rivoluzionarie. Quanto al grado, i compiti
politici e il vestire borghese avrebbero reso impossibile
quantificarli, ma il capitano era stato uno degli amici di suo
figlio e la sua famiglia era approdata in città dallo stesso
piccolo paese da cui provenivano loro. Erano passati diversi
anni, ma quei baffi curati non potevano cancellarne
l'espressione bonaria, anche se il suo sorriso appariva meno
spensierato di un tempo. Ma certo non erano più i giorni in
cui dava saggi d'agilità scalando alberi che mettevano
vertigini, ora l'agilità doveva impiegarla tutta per
destreggiarsi nei dedali del potere...
Il professore si voltò per controllare la pentola che
barbugliava sul fuoco.
- Anche di Domenica... - disse, tornando a fissare due
occhi cerulei.
- Professore, lei ha fatto di tutto per rovinarci la
domenica - gli rispose il capitano, puntellando il suo tono
affabile con un secondo sorriso, questo decisamente più
riuscito.
- Ma cosa vuole che siano poche righe per chi certo
non ha amore per la letteratura. -
- Guardi, professore, sono davvero amareggiato: non
avrei mai creduto di dover arrivare a questo. Mi ha stupito...
(CONTINUA)
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