mercoledì 8 ottobre 2008

Intuizione

Intuizione
di Piera Oreficini


Primo Capitolo

INFORMAZIONI GIOVANILI – (1883)
Brani tratti dalle lettere alla fidanzata
Il “Don Chisciotte” illustrato da Gustave Dorè
(Freud sapeva lo spagnolo e considerava questo romanzo
“il modello immortale di ogni romanzo umoristico”.)
Quando Don Chisciotte è messo nella giusta luce e
ridicolizzato, non è con mezzi grossolani come le bastonate
e le disgrazie corporali, ma con la superiorità della gente
che si trova nella vita reale.
La pinacoteca di Dresda
Credo di aver acquisto qualcosa di permanente.
“Madonna” di Holbein – devozione
Mi infastidivano i visi volgari e brutti delle persone, ma
seppi poi che erano i ritratti della famiglia del borgomastro.
La Madonna non è molto bella (occhi in fuori, naso lungo e
sottile, ma è la vera regina del cielo, come l’hanno
fantasticata i tedeschi).
“Madonna” di Raffaello (Sistina)
Quando mi fui seduto il mio pensiero fu: “Se tu fossi con
me.”
Ma anche contro quella madonna avevo una importante
obiezione.
Holbein disse: ”Né donna né fanciulla”.
Raffaello rispose: “Fanciulla”.
Contro la mia volontà, mi viene in mente che doveva essere
stata una affascinante creatura umana che risvegliava la
simpatia non del cielo, ma della terra.
A Vienna questa opinione è stata respinta come un’eresia.
”Cristo della moneta” di Tiziano
Questa testa è la sola verosimile che possiamo pensare
avesse un tal uomo.

BREVI ANALISI PER WILHELM FLIESS (1897-8)
da lettere
Poesia e “Fine Frenzy”
Il meccanismo della creazione poetica è lo stesso delle
fantasie isteriche.
Così Shakespeare aveva ragione di accettare poesia e
delirio.
(Il termine “complesso edipico” comparirà solo nel 1910)
“Edipo Re” e “Amleto”
Nel corso della mia autoanalisi…
Una sola idea di valore generale mi è sorta. Ho trovato
amore per la madre e gelosia verso il padre, e viceversa,
anche nel mio caso ed adesso ritengo che questo sia un
fenomeno generale della prima infanzia.
Se è così, si comprende l’interesse palpitante che suscita
l’Edipo Re.
Ogni membro dell’auditorio è stato una volta un tal Edipo.
Mi è passata per la mente che la stessa cosa possa essere alle
radici dell’Amleto.
Non alludo all’intenzione deliberata di Shakespeare, ma
credo che un reale avvenimento abbia spinto il poeta a
scrivere mentre l’inconscio che era in lui capiva l’inconscio
dell’eroe.
“Così la coscienza ci fa tutti vili” (Amleto, atto 3°, scena 1).
La coscienza morale di Amleto è il suo senso di colpa.
Il suo estraniamento sessuale durante il dialogo con Ofelia
non è tipicamente isterico?
Il suo disprezzo per l’istinto che vuole generare figli.
Non riesce egli, allo stesso modo stupefacente dei miei
pazienti isterici, ad attirare su se stesso la punizione, perché
è costretto a soffrire lo stesso destino del padre, è
avvelenato dallo stesso rivale?

EDIPO RE E AMLETO – (1899 )
(da “Interpretazione dei sogni”)
I genitori hanno la parte principale nella vita pratica
infantile di tutti gli psiconevrotici.
Non credo però che gli psiconevrotici si differenzino molto
a questo riguardo da altri uomini che rimangono normali.
I sentimenti di amore e di odio verso i genitori dei bambini
psiconevrotici ci fanno distinguere più chiaramente, per
semplice ingrandimento, ciò che accade in modo molto
meno chiaro e meno intenso nella maggior parte dei
bambini.
Edipo Re – leggenda e dramma di Sofocle
Laio, Re di Tebe
Edipo è figlio di
Giocasta
Un oracolo predice che Edipo ucciderà il padre.
Viene allora esposto lattante, ma salvato cresce come figlio
di re di una corte straniera.
Incerto della propria origine, interroga egli stesso l’oracolo,
che gli consiglia di star lontano dalla patria, o altrimenti
ucciderebbe il padre e sposerebbe la madre.
Si sta allontanando dalla patria quando incontra Laio e lo
uccide nel corso di una lite repentina.
Giunto a Tebe, risolve gli enigmi della Sfinge e i Tebani lo
eleggono re offrendogli in dono la mano di Giocasta.
Genera con la madre a lui sconosciuta due maschi e due
femmine, e tutto è tranquillo, finché i tebani, a causa di una
pestilenza, riconsultano l’oracolo.
Qui comincia la tragedia di Sofocle.
I messi portano il responso: la pestilenza avrà fine quando
l’uccisore di Laio sarà espulso dal paese.
Ma dove si trova costui?
L’azione della tragedia consiste nella rivelazione,
gradualmente approfondita e ritardata ad arte –
paragonabile al lavoro di una psicanalisi – che Edipo stesso
è assassino e figlio di Laio e Giocasta.
Travolto dalla mostruosità dei fatti commessi
inconsapevolmente, Edipo si acceca ed abbandona la patria.
L’oracolo si è avverato.
Edipo Re è una tragedia fatalistica.
Se il re Edipo riesce a scuotere l’uomo moderno non meno
dei greci suoi contemporanei, la spiegazione può trovarsi
soltanto nel fatto che l’effetto della tragedia greca non si
basa sul contrasto tra destino e volontà umana, bensì va
ricercato nella peculiarità del materiale su cui tale contrasto
si presenta.
Deve esistere nel nostro destino una voce pronta a
riconoscere la forza coattiva del destino di Edipo.
Il destino di Edipo ci commuove perché sarebbe potuto
diventare il nostro.
Re Edipo, che ha ucciso il padre e sposato la madre, è
soltanto l’appagamento di un desiderio della nostra
infanzia.
Ma, più fortunati di lui, siamo riusciti in seguito a staccare i
nostri impulsi sessuali da nostra madre, a dimenticare la
gelosia nei confronti di nostro padre.
Portando alla luce nella sua analisi la colpa di Edipo, il
poeta ci costringe a prendere conoscenza del nostro
destino, nel quale quegli impulsi, anche se repressi, sono
per sempre presenti.
Come Edipo, viviamo inconsapevoli dei desideri, offensivi
per la morale, che ci sono imposti dalla natura, e dopo la
loro rivelazione noi tutti vorremmo distogliere lo sguardo
dalle scene della nostra infanzia.
Nel testo della tragedia si trova indicato in modo non
equivoco che la leggenda di Edipo è tratta da un
primordiale materiale onirico, che ha per contenuto il denso
turbamento del rapporto con i genitori attraverso i primi
impulsi sessuali.
Anche oggi il sogno di avere rapporti sessuali con la madre
è frequente in molti uomini, che lo raccontano indignati
e sorpresi. Esso è la chiave della tragedia ed il
completamento del sogno della morte del padre.
La favola di Edipo è la reazione della fantasia a questi due
sogni tipici e, nello stesso modo in cui i sogni di adulti sono
vissuti con sentimento di rifiuto, così la leggenda deve
accogliere nel suo contenuto anche onore ed autopunizione.
Nello stesso terreno dell’Edipo si radica un’altra grande
creazione tragica: l’Amleto di Shakespeare.
Mutata elaborazione della medesima materia.
Nell’Edipo, l’infantile fantasia di desiderio che lo sorregge
viene tratta alla luce e realizzata come nel sogno.
Nell’Amleto permane rimossa e veniamo a sapere della sua
esistenza (come in una nevrosi) soltanto attraverso gli
effetti inibitori che ne derivano.
Si può rimanere perfettamente all’oscuro del carattere
dell’eroe.
Il dramma è costruito sull’esitazione di Amleto ad
adempiere il compito di vendetta assegnatogli. Il testo non
rivela quali siano cause o motivi di questa esitazione.
Secondo la concezione tuttora prevalente, che risale a
Goethe, Amleto rappresenta il tipo d’uomo la cui vigorosa
forza di agire è paralizzata dallo sviluppo opprimente
dell’attività mentale.
La funzione drammatica dimostra che Amleto non deve
affatto apparirci come una persona incapace di agire in
generale.
Lo vediamo agire due volte:quando uccide colui che origlia
dietro al tendaggio (qui è spinto da un improvviso
trasporto personale) ed in modo premeditato – quasi
perfido – quando manda i due cortigiani alla morte a lui
stesso destinata.
Che cosa lo inibisce nell’adempimento del compito che lo
spettro di suo padre gli ha assegnato?
È la particolare natura del compito stesso.
Amleto può tutto, tranne compiere la vendetta sull’uomo
che ha eliminato suo padre prendendone il posto presso sua
madre, l’uomo che gli mostra attuati i suoi desideri infantili
rimossi.
Naturalmente può essere solo la personale vita interiore del
poeta, quella che si pone di fronte a noi nell’Amleto.
(Il dramma è stato composto da Shakespeare
immediatamente dopo la morte del padre.)
Nello stesso modo in cui ogni sintomo nevrotico, ed il
sogno stesso, sono possibili di sovrainterpretazione (cioè di
interpretazioni molteplici), anzi la esigono per essere
totalmente compresi, così anche ogni autentica creazione
poetica sorge da più di un motivo, da più di un impulso
nell’anima del poeta ed ammette più di una
interpretazione.

Personaggi poetici sulla scena
Scopo del dramma è quello di suscitare pietà e terrore.
Suo intento è di far scaturire fonti di piacere o di godimento
dalla nostra vita affettiva.
(Motto Spirito: fonti piacere come attività intellettiva).
L’assistere come spettatore al ludo scenico dà all’adulto ciò
che il gioco dà al bambino.
Lo spettatore vuole essere un eroe e gli autori e attori glielo
consentono, permettendogli di identificarsi in un eroe; gli
risparmiamo sofferenze e gravi apprensioni.
Il godimento dello spettatore ha come presupposto
l’illusione, ovvero l’attenuazione della sofferenza.
Le condizioni di godimento sopra citate sono comuni a
precise forme di composizione poetica.
Lirica
Sfogo di intense e varie sensazioni
Danza
Epica come godimento dell’eroe nell’ora del trionfo.
Il dramma scandaglia più nel profondo le possibilità
affettive: mostra l’eroe in lotta o per lo più nella disfatta
(soddisfazione masochista).
Commedia →
Viene risvegliata solo la
preoccupazione
Dramma
Tragedia →
La sofferenza diviene
realtà
Tema del dramma è dunque ogni genere di sofferenza
spirituale (non fisica, perché questa altera la sensazione
corporea al punto di porre fine ben presto ad ogni
godimento spirituale).


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