Primo capitolo dell'opera: "Perfetto sconosciuto" di Giovanni Micolucci
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CAPITOLO PRIMO
“Oh mamma mia! E’ già ora di alzarsi stamattina!” Ma ogni mattina è diversa per me… allungando una mano ad aprire la serranda mi affaccio ad osservare il mare.
Questa notte deve essere stato infuriato: si vede il segno dell’acqua molto distante dal solito bagnasciuga.
Ma per fortuna oggi è una bella giornata. Mentre mi stiracchio e mi do una grattatina qua e là, sento già attorno a me il profumo della primavera. E poi, cavoli, pensare che fra un po’ potrò abbandonare questi vestiti pesanti è stupendo!
Presi i miei occhiali sul comodino e strofinatili un po’ con il primo straccio che mi è capitato in mano, apro la porta che dalla mia camera mi porta sul corridoio.
Quattro passi ancora avanti, canonicamente scalzo, quasi barcollando ed eccomi in cucina! La mia colazione è già pronta, come al solito è fredda perché sta là sopra da un pezzo: mia madre lavora in banca la mattina alle otto è già in ufficio e per me è l’alba! Vediamo un po’ che cosa mi ha preparato oggi, sicuramente il solito caffè decaffeinato e non potrebbero mai mancare i miei preferiti: i flauti del mulino bianco.
Mentre guardo meglio sotto il tovagliolo accendo con una mano il mio bel televisore e mi posiziono su Italia 1, chi se le vuole perdere le repliche di Mc Giver. Non perdo una puntata da quando sono nato, sospetto che ho visto questo telefilm per centinaia di volte, ma che volete?
Io la TV Satellitare non c’è l’ho, in compenso ho un bellissimo televisore 28 pollici che mi è stato regalato per la mia Prima Comunione!
Mentre do due morsi all’ormai finito flauto, con una mano mi tiro su i pantaloni jeans: diciamo che sono la mia seconda pelle visto che senza di loro non vado da nessuna parte; indosso le mie scarpe da tennis ed infilo su il mio maglione del lunedì. Un po’ tutto nella mia vita è fondamentale, una sola cosa fuori posto mi manda in crisi.
Lo so dovrei lavarmi! Ma devo uscire fuori a fare il mio giro in bici! Il tempo di farmi la riga in mezzo, di dare una parvenza di normalità al mio aspetto e subito esco dal portone di casa!
Giù per due rampe di scale ed eccomi fuori! Uno sguardo alla cassetta della posta ma tanto so già che non ci scrive nessuno a parte le solite bollette di routine.
In sella al mio destriero: e già la mia bici è un vero destriero, no, assolutamente no! Non è la solita bici di tutti! Costerà meno di quelle di tanti che mi sfrecciano affianco ma lei si chiama Janet è verde a chiazze nere. La mia bici si chiama Janet perché è la prima donna sulla quale ho poggiato le mie labbra, diciamo che le mie si sono posate sopra le sue, ma lei non penso che abbia sentito molto: penso sia una porno star francese, una di quelle che vedo spesso nei miei giornaletti porno e in questa foto che ho trovato per strada le sue labbra sono a dimensioni umane pronte ad essere baciate. Non fatevi pregiudizi su di me ma sono uomo e quella è la mia tipa ideale. Alta un metro e settantatré, capelli rossi ricci due labbra da far paura e un corpo da mille e una notte e soprattutto ha la mia stessa pelle bianca penso quasi che mi ci posso mimetizzare sopra.
Devo dire il vero, di notti assieme ne abbiamo passate, solo che lei è un pezzo di carta e io sono li davanti a guardarla come se fosse la mia luna e il mio sole quando fuori è nuvoloso.
Nemmeno il tempo di finirvi di raccontare che già sono per terra a far toccare al mio bel muso il suolo! Già a forza di raccontare e parlare mi sono dimenticato di togliere il lucchetto dalla ruota di dietro!
Se la mia Janet fosse rapita non credo che la polizia la cercherebbe come se fosse una persona vera e quindi non posso permetterlo: è per questo che le do tutte queste cure, anche se nella mia città difficilmente ci sono furti, specie nel periodo invernale!
“Ora sì, che posso davvero partire!” Metto su le mie cuffiette e, come al solito, faccio finta di ascoltare una qualsiasi radio ma in realtà le batterie sono scariche da un pezzo, forse non le ho mai ricomprate da quando sono finite la prima volta.
Ma non so, vedermi con le cuffiette mi fa sentire un tipo, come dire, “ok”! Ed eccomi pronto ad affrontare la mia difficile giornata. Prima tappa la piazza dove aspetterò per cinque minuti il passaggio dell’autobus delle scuole pubbliche, l’autista mi guarda tutti i giorni allo stesso modo sono sicuro che se un giorno non mi vede in quel punto si preoccupa e mi viene a cercare! Non potrei mai spezzare questa sua routine. Ho iniziato ad aspettarlo ogni mattina dal lunedì al sabato da quando un giorno passeggiando con la mia Janet ho notato che mi guardava insistentemente. Sono rimasto subito affascinato dal suo bel giaccone e dai suoi baffoni folti ma ormai brizzolati. Da quel giorno in poi ho iniziato a studiare ogni suo cambiamento d’umore: ho visto che il lunedì mattina è sempre assonnato sbadiglia due o tre volte, mentre gli sbadigli si trasformano in sbuffi man mano che si avvicina il sabato. Non solo, ho notato che la mattina almeno d’inverno indossa sempre un giaccone blu di quelli imbottiti di piuma d’oca mentre d’estate indossa la divisa d’autista: camicia azzurra a maniche corte e cravattino blu scuro. So anche che il giovedì mattina quando passa sta sempre litigando con qualcuno al telefono.
Poi ci sono dei giorni che invece è solare, ma ho capito perché! L’accompagnatrice dei bambini, una dolcissima ragazza, si vede da un miglio che è dolce, il suo sguardo è caldo ed accogliente le sue labbra sempre rosse fuoco e i capelli sempre ben pettinati e raccolti. Uno di quei giorni in cui era felice ho scoperto il nome, stava parlando di qualcosa non ho ben capito e insomma ho sentito lei, la dolce ragazza, chiamarlo Fausto.
Avrò passato alcuni giorni a pensare come si chiamava: avevo pensato tanti nomi per il tipo baffuto, ma Fausto proprio no! Non che non mi piaccia questo nome ma preferivo il nomignolo che gli avevo dato io: “baffo brizzolo”. Il suo baffone si vedeva che era curato, secondo me era la cosa di cui più andava fiero, oltre a quel sorrisone pacioccone da mille coccole. Oggi è un bel lunedì ed al solito eccolo lì, più o meno puntale, appena arrivato subito qualche sbadiglio, ogni tanto si liscia la fronte e aspetta con ansia l’arrivo della dolce accompagnatrice! Eccome se si vede! Eccola sbucare da dentro la scuola elementare, mi passa vicino e già inizia a sorridere, se avesse qualche annetto in meno ci farei proprio un pensierino! Fausto le apre la porta da vero cavaliere, è l’unico caso in cui lui scende dal posto guida e posso ammirare i suoi pantaloni classici grigi: secondo me non li ha mai cambiati saranno un po’ la sua seconda pelle come per me i miei adorati Jeans. Oggi la sua fermata è stata breve il lunedì che ha sonno va sempre via di fretta.
Appena ripartito con il suo pulmanino, lego Janet ad una panchina e mi incammino verso la spiaggia per andare ad osservare il mare. Camminando verso la spiaggia quasi mi metto a contare i passi che faccio e ogni anno i passi per arrivare alla riva forse per una mia impressione diventavano di meno. La mia quotidiana visita al mare è diversa fra inverno ed estate, pensate che in inverno posso fare una strada ben precisa tutti i giorni, d’estate con il passare della gente sono costretto a cambiare abitudini e a passare nel bel mezzo della spiaggia libera fra barche fastidiose e piante pungenti. C’è anche da dire che la domenica mattina, anche il sabato a volte, vedo passare coppiette innamorate mano nella mano oltre che mandrie di cani randagi e non.
In particolare c’è un cane che vedo spesso passeggiare proprio da quelle parti. E’ un cagnolino di quelli piccoli bianco a chiazze marrone e nere, a volte si avvicina mi annusa, due scodinzolate e va per la sua strada. Sapete io mi ritrovo molto in lui alla fine anche io sono così, mi manca solo di scodinzolare! Penso che anche lui abbia il bisogno di vedermi ogni mattina e così a volte quando non lo vedo quasi mi preoccupo per lui ma chi lo sa magari ha diversi giri come del resto li ho anche io.
Ma oggi è una bellissima giornata di Marzo e come ogni Marzo della mia vita la spiaggia è deserta anche se già qualcuno inizia un po’ a spolverare i propri stabilimenti balneari, oggi del cagnolino nessuna traccia, in questi periodi si vedono spesso i gabbiani che si poggiano sul bagnasciuga per poi volare in cielo e fare mille giochi e poi scendere in acqua a prendere il cibo. Qualche volta mi metto a correre contro di loro a braccia aperte quasi ad emulare le loro ali ed è stupendo vederli partire proprio quando si è talmente vicini che basterebbe uno scatto per catturarli, questa sensazione mi rende ogni giorno che passa più vivo.
Di ritorno dalla mia solita passeggiata verso il mare rimonto sulla mia bella Janet e subito di corsa verso il prossimo punto d’incontro. Non posso mica perdermi la bellissima Gabriella!
Non lo so perché ho scelto questo nome per questa ragazza fatto sta che Gabriella è il primo nome che mi è venuto in mente la mattina che l’ho vista, aveva la divisa del suo Bar, insomma da perfetta barista, ma si vedeva che tutto voleva fare tranne quel lavoro, era sempre mal truccata e non si curava molto d’aspetto, lo stesso paio di calze lo portava per mesi e mesi e si vedeva perché spesso erano sfilacciate ai lati, aveva uno sguardo quasi sempre triste e due occhiaie da far spavento.
Ma quello che mi piaceva di più di lei, era che ogni giorno mi faceva un sorriso enorme, non so se a me o all’aria aperta, ma non potevo farne a meno la mia giornata non avrebbe avuto senso senza il suo sorriso! Alcuni giorni si assentava da lavoro e questo era già presagio che dovevo cambiare tappa perché Gabriella era il mio inizio e il mio fine giornata. Ma di lei tornerò a parlarvi dopo, lei sicuramente diventerà la mia compagna di vita! Lei non lo sa, ma io ne sono certo, in lei c’è lo stesso mio sguardo e, in più, è l’esatto opposto della mia Janet in quanto a fisicità e di solito quello che voglio io, lo ottengo sempre al contrario: ma non è che mi accontenterei di lei che “è fantastica!”. Bassetta, sospetto che mi dovrò abbassare molto per baciarla, non grassa, ma ha un seno sproporzionato e si vede che le da fastidio! Penso che sia il posto più osservato del suo corpo. Ma così non è per me, io sono così attratto dal suo bel sorriso, sono sincero non so se più dal suo sorriso orizzontale o da quello verticale!
Eccola qui con il solito vassoio che porta al negozio di fronte, quasi riesco a calcolare il tempo per l’arrivo del suo sorriso. Ed infatti anche oggi le sue labbra si aprono e mi fanno intravedere i denti. Io la guardo fissa, sono un po’ timido, ed infatti suppongo che le mie guance diventino rosse e so già che in questi casi sono molto più somigliante ad una bella mela che ad una persona. A volte se vedo che mi guarda, giro anche lo sguardo o magari faccio finta che guardo altro.
Mi domando chissà cosa pensa di me e quest’oggi ho avuto voglia per la prima volta di salutarla. Ma oggi sono già un po’ in ritardo e devo proprio andare. Dovete sapere che ormai anche il mio bisogno fisiologico è preciso ed a seconda della stagione vado in un bagno diverso anche se ormai il bar preferito è quello che si trova proprio vicino al comune della mia città. Ogni giorno entro, mi prendo un bel cornetto integrale con la marmellata e poi vado in bagno, naturalmente prima di andare in bagno mi tolgo le cuffiette le ripiego per bene e le ripongo nel taschino sinistro del mio giubbotto.
Evito di descrivere quello che provo o faccio li dentro, sono le stesse cose che fate voi, ma vi dico che questo bar ha un bagno stupendo e pulitissimo, forse ancora più pulito di quello di casa mia che è sempre coperto da una coltre di panni sporchi. Uscito dal bagno faccio il solito sorriso al barista, un tipo dalla faccia solare sempre abbronzato sospetto si faccia le lampade. Capelli neri lunghi, ogni ciocca sembra studiata perché ogni giorno sta allo stesso posto preciso. E poi mi piace perché non fa domande, accetta che entro lì per prendere un cornetto e poi per andare al bagno. Seduto sul tavolino quasi rifaccio mente locale di tutto quello che faccio ogni giorno poi a quest’ora ci sono sempre due signori anziani che ormai fanno parte della mia giornata: uno Francesco e l’altro Massimo, vengono al bar a farsi la solita partita a briscola, mattutina per poi consumare la loro vincita un caffè o un gelato quant’è estate. E’ uno spettacolo speciale di quelli che mi fanno riempire di gioia le mattinate. Massimo è un signore pacato da quello che ho capito faceva il postino probabilmente anche nella mia zona; ricordo di averlo visto qualche volta quand’ero più piccolo. Porta sempre in testa un basco grigio e indossa sempre vestiti larghissimi oltre a quel cravattino nero che gli dà quel tono di persona importante. Francesco invece, che dire, un furbacchione, occhi azzurri chiari sempre pronti a fregare, un vocione enorme e un modo di parlare incredibile, lui è un ex macellaio veste sempre come se fosse un giovanotto: sì proprio così tutto firmato e non solo spesso e volentieri lo si vede passare perché fa footing tutti i giorni ed è proprio dopo la corsetta mattutina che si incontra con Massimo. Quando la partita inizia i due sono tranquilli, chiacchierano come amici di sempre parlano della partita di calcio vista in TV, o della loro passione comune per la coltivazione, ma appena passano alcuni minuti il vocione di Francesco inizia a farsi sentire a quanto pare, Massimo più taciturno ha una gran bella fortuna non c’è giorno che non vinca e povero lui quando non è così! Francesco si vanta con tutti che l’ha battuto quasi a fare manifesto della sua bravura, quando perde invece inizia a sbraitare davanti al bancone mentre ordina al barista la consumazione per l’amico Massimo e gli dice sempre: “Ci credo che non ti sei sposato mai, hai una fortuna incredibile”. Massimo si dà un’aggiustata al cravattino, inizia a ridere e a dire che non è fortuna ma è tutta classe. Persino il barista taciturno ogni tanto si fa uscire fuori una risata. E se c’è sua moglie Gina allora sì che davvero vorrei che i due non andassero mai via dal bar! Lei è una signora con la sua età, ma ha un bel caratterino: gli piace da impazzire far diventare rosso Massimo con le sue proposte o con i suoi bacioni e Massimo si ritira come un riccio senza però cacciare le spine. Francesco la guarda e le fa sempre lusinghe, poi quando c’è lei quasi nasconde la sua mano sinistra nella tasca quasi per non farle vedere che è sposato! E le volte che non c’è il marito di lei, allora sì che Francesco caccia fuori tutta la sua giovinezza raccontando le sue prodezze sessuali da giovane o delle sue scappatelle passate. Massimo, mentre l’altro racconta, si guarda le scarpe come per dire siamo capo da piedi questa storia l’avrà raccontata già duemila volte. E guai se poi non c’è una risata o una pacca sulla spalla, Francesco è di un permaloso tremendo, di quelli che se una sola volta non gli dai una briciola di rispetto non ti guardano più. Rendetevi conto che una volta Gina per scherzo gli ha detto che aveva un po’ il vestito scomposto, ha iniziato a cacciare mille scuse a giustificazione di quella sua mancanza e per alcuni giorni non le ha rivolto proprio la parola.
A volte questi anziani tornano ad essere proprio bambini, ed al mio paese penso si dia molto spazio a loro; i bambini della terza età: la tranquillità, il silenzio dei lunghi pomeriggi invernali e il tutto chiuso di notte li fa riposare in modo fantastico. E poi è da dirlo qua da noi non fa mai troppo freddo e mai troppo caldo, insomma un tempo perfetto per stare tutta la vita e sonnecchiare e nessuno si sentirebbe di modificare tale tranquillità.
Eccomi qua già di fronte al bar, poggio su una parete Janet e la lego per bene. Apro la porta del bar e subito ad accogliermi il buongiorno di Gina ed io rispondo con voce gioiosa come al mio solito: “Buongiorno”, lei ormai sa già che prendo il cornetto integrale e devo ammettere che lo tiene sempre da parte per me non serve nemmeno più che le domando mi siedo al mio solito tavolino quello più vicino alla vetrata d’ingresso del bar ed infatti eccolo qua il mio cornetto subito al suo posto sul mio tavolino. Il cornetto in questo Bar è buonissimo anche se sono sicuro che si tratti di cornetti surgelati e non fatti in pasticceria ma sono così caldi e poi mi sono donati con questa cura! Lo divoro in pochissimo tempo, ho il vizio di masticare poco quando mangio specie le cose che mi piacciono di più. Mentre il cornetto è ormai stremato dai miei morsi, inizio a prepararmi per la mia sacra visita al bagno! Guai se non ci andassi a quest’ora rischierei di farmela sotto. Come previsto lo stimolo non tarda a farsi sentire. Prendo da solo la chiave del bagno mentre ripongo le mie cuffiette. Ed eccomi qui! Sì proprio davanti alla fatidica “tazza del cesso” anche lei ha un’importanza cruciale nella mia vita, non ditemi che non è capitato anche a voi di stare a pensare per ore lì sopra, quasi ci aiutasse a farlo. Per me è così. Il bagno m’ispira molto. Tirandomi su la zip dei pantaloni mi avvicino al lavello per lavarmi le mani. Uno sguardo di sfuggita allo specchio ma evito di guardarmi per troppo, mi metto in soggezione da solo e poi potrei anche spaventarmi! Mi chiudo la porte alle spalle, cosa si inventa al giorno d’oggi la tecnologia appena chiudi la porta “zac!” lo sciacquone del bagno; vi assicuro che la prima volta che sono entrato mi sono davvero spaventato! E poi insomma come si fa a fare le proprie cose in tranquillità con un aggeggio che a tempo fa una luce verde e rossa insomma mi sento il coso sotto controllo.
Uscito fuori dal bagno Massimo e Francesco sono già arrivati e stanno già dando le carte. Oggi i due sono silenziosi, ma è normale deve essere lunedì anche per loro! A mio parere una volta che uno inizia a lavorare il trauma del lunedì mattina lo sentono anche quando sono andati in pensione! Anche Gina la vedo indaffarata dietro al bancone e non dà molta cura ai due amici. Rimango ancora poco ad osservarli e mentre mi alzo saluto di nuovo dicendo buongiorno ed è l’unico momento in cui Massimo e Francesco mi rivolgono parola rispondendo al mio saluto. Mentre la porta del bar si chiude alle mie spalle è già ora di tornare a casa per preparare il pranzo.
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